I corsi pre-accademici
6 domande a Luca Schieppati
Nella prospettiva che i Conservatori continuino per un
lungo periodo a offrire la formazione musicale fin dall’inizio degli studi,
quali aspetti dell’ordinamento del 1930 (fin dall’inizio
degli studi musicali) ti sembrano richiedere innovazioni, e quali viceversa
ritieni siano da preservare?
Credo che la lacuna più evidente, oggetto di inesauribili e
giustificatissime lamentazioni da parte di tutti, docenti e allievi, riguardasse
i programmi degli esami di compimento e diploma: chi non ha mai inveito contro
all'assurdità di non potersi diplomare con una Sonata di Prokofiev, oppure di
dover fare all'ottavo, in fretta e dunque male, 24 Preludi e Fuga anziché pochi
ma ben approfonditi? Altro aspetto che assolutamente andava rivisitato è
l'ambito delle cosiddette materie complementari: assurdo non prevedere percorsi
ben definiti ed esame conclusivo per Musica da camera; e Storia della Musica ed
Armonia richiedevano assolutamente un arricchimento nei programmi e un
prolungamento del periodo di studio. Tanto però erano rigidi e anacronistici i
programmi, quanto in cambio era elastica (modernamente bisogna dire: flessibile)
la struttura in cui erano inseriti: grande pregio del “vecchio ordinamento” era
quello di poter adeguare, entro certi limiti s'intende, ma con un grande margine
di effettiva elasticità, i tempi di apprendimento e l'età di inizio e
conclusione del percorso di studi alle diverse esigenze e alle diverse
possibilità degli allievi, aspetto questo che ritengo fondamentale per
l'apprendimento di pratiche strumentali nonché per il libero sviluppo di diverse
personalità e sensibilità di artisti. C'è un altro aspetto che pare cambierà,
riguardo al quale però non saprei dire senza ambivalenze se si tratterà di un
miglioramento oppure no: alludo alla continuità del rapporto con il docente, che
era ininterrotta nel vecchio ordinamento, e sarà invece suddivisa in tre
segmenti nel nuovo. Cosa è meglio, cosa è peggio? Certo il maestro unico dalla
culla alla tomba è indifendibile, ma tre segmenti forse saranno una eccessiva
frammentazione, forse ne basterebbero due. Confesso di non avere risposte certe
al riguardo; e, comunque, pare che il limbo nel quale ci troviamo si prolungherà
ancora, e dunque il “vecchio ordinamento”, pare, sarà ancora per un bel po' la
risposta a ogni dubbio...
E, in particolare, per quanto riguarda la formazione
musicale complessiva?
Come accennavo nella risposta precedente, per quanto
riguarda le cosiddette materie complementari (definizione che per fortuna verrà
a cadere, conferendo finalmente pari dignità a materie importantissime nella
formazione complessiva di un musicista) non si potrà che migliorare, adeguando
programmi e durata dei corsi alle esigenze di un ben diverso approfondimento
delle conoscenze. Va però prestata la massima attenzione nel calibrare comunque
questo necessario arricchimento tenendo sempre presenti come prioritarie le
esigenze inderogabili di tempo da destinare allo studio dello strumento: è
noioso ripeterlo, ma negli anni in cui un pianista, così come qualunque altro
strumentista, si forma la tecnica per poi poter intraprendere una professione
musicale, deve dedicare tante, tante ore di studio quotidiano allo strumento.
E, in particolare, per quanto riguarda l’insegnamento
strumentale?
Anche in questo caso ho già in parte risposto sopra, così
che qui mi posso limitare a riassumere: sarà un progresso ciò che consentirà di
arricchire la formazione culturale dell'allievo senza sacrificare la sua
possibilità di dedicarsi allo strumento in una prospettiva di alta
professionalità; in caso contrario, per istituzioni come i Conservatori votate
proprio a questa formazione di professionalità, potremo ben dire,
manzonianamente, che non sempre quel che vien dopo è un progresso...
Come valuti la possibilità che la formazione ante-triennio
venga progettata in autonomia dalle singole istituzioni, senza un modello
centrale?
Preferirei che tra tutti i Conservatori si arrivasse a una
qualche forma di condivisione se non di programmi dettagliati (lungi da me
l'idea di voler privare le singole istituzioni di un altro dei mantra della
modernità, la magnifica e progressiva “autonomia”) almeno di obiettivi minimi:
c'è altrimenti il rischio di una non esaltante guerra tra poveri per sottrarsi
allievi l'un l'altro all'insegna del “da me potrai avere programmi più facili”.
Non pretenderei tanto, ma almeno stabilire che, pur nella sua sacra e
intangibile autonomia, ogni Conservatorio non possa evitare di mettere nei
programmi un tot di Studi, un tot di brani di Bach, un tot di minuti di
repertorio.
Quale procedura interna alle singole istituzioni giudichi
appropriata per pervenire a un buon risultato?
Una volta stabiliti i requisiti minimi, credo che ogni
consiglio di corso possa avere ampio margine per ideare programmi che uniscano
la serietà dell'impegno alla libertà didattica di ogni docente.
Ritieni opportuno tener conto dell’impianto didattico e
disciplinare del nuovo liceo musicale? E perché?
Non ho ancora avuto il tempo di osservare struttura e
programmi dei nuovi licei. Di sicuro penso si dovrà addivenire a una qualche
forma di affinità tra quello che sarà il programma di strumento di una maturità
musicale e quello conclusivo dei corsi pre-accademici, per evitare dannose
disparità di preparazione tra allievi di diversa provenienza una volta che
saranno ammessi al Triennio.
Luca Schieppati è musicista onnivoro e polimorfo, insofferente ai ruoli e agli
schemi predefiniti. Ritiene che la Musica possa e debba far parte della vita di
tutti. Vorrebbe che i concerti fossero momenti di incontro e di scambio di idee
capaci di suscitare più domande che risposte, e a questo fine, con modestia e
perseveranza, si adopera da anni. Insegna Pianoforte principale presso il
Conservatorio di Novara; cura la direzione artistica di SpazioTeatro89 e degli
Spazi Scopricoop di Milano.
(dicembre 2010)
torna a
"Didattica"
torna alla home page |