I corsi pre-accademici
Formare per cosa, formare a cosa?
di Massimo Lauricella
Ogni
progetto serio parte dal fine per progettare l’inizio. Per progettare un percorso, lo si
deve progettare per intero e tenendo conto delle realtà circostanti.
Occorre perciò porsi due domande. Cos’hanno ancora in comune la richiesta e
l’offerta musicale del 1930 e quella del 2010? In base a ciò, quali tipologie di
musicisti vorremo e potremo continuare a formare e perchè?
Volendo
essere onesti con noi stessi e guardando con sincerità a quella che è stata (e
tutt’ora è) la principale possibilità occupazionale dei diplomati di
conservatorio da tanti anni a questa parte, dobbiamo ammettere che le nostre
scuole hanno prodotto quasi esclusivamente docenti, inglobando fra essi anche
quelli che sarebbero stati ottimi professionisti.
Questo non certo perchè siano mancate o manchino competenze e talenti musicali, ma perchè,
anche per i migliori, la possibilità di esercitare la professione musicale è
stata ed é sempre più scarsa.
Quello che
io oggi mi chiedo è: “per cosa” e “a cosa” dovremo preparare i nostri iscritti.
É solo in base a domande e risposte come queste che ha senso stabilire dei
percorsi.
Secondo me
i fronti rimasti sono due.
Il primo è
quello che tiene conto della realtà sociale e musicale italiana del 2010 in
tutti i suoi aspetti e, in questo caso, non mi preoccuperei tanto della validità
degli ordinamenti del 1930 (coi quali peraltro si sono formati fior di
musicisti) quanto di come orientare le nostre istituzioni in relazione alla vera
situazione musicale esterna ai Conservatori.
Il secondo
caso, invece, é quello per il quale ci si dovrebbe porre una domanda
“qualitativa” (probabilmente equivalente a quella che si posero nel 1930)
riguardo alla preparazione che un musicista deve avere per essere un buon
professionista; una professione che, però, farebbe molta fatica oggi ad
esercitare.
Nel primo caso ho il timore che il conservatorio finirebbe per non servire più a
nulla dato che vi sono realtà ben più preparate e scaltre nell’istruire i
giovani a come ci si inserisce nel mondo dello spettacolo che, per “fare
musica”, è rimasto praticamente l’unico settore: nel secondo caso, ovviamente
fatte salve le realtà di eccellenza, continueremo a sfornare altri disoccupati.
In buona
sostanza, secondo me il problema degli ordinamenti vetusti é irrisorio rispetto
alla drammaticità della realtà circostante.
Massimo Lauricella
è compositore, direttore d’orchestra e pianista. Fra gli incontri più importanti
nella sua vita di compositore vi sono stati Gyorgy Ligeti, Witold Lutoslawski,
Olivier Messiaen e Goffredo Petrassi col quale ha avuto un legame artistico ed
affettivo più profondo. Le sue composizioni sono state eseguite in tutto il
mondo da interpreti quali l’Arditti String Quartet, la Warsaw Philharmonic,
L’Ensemble da camera dei Wiener Philharmoniker, l’Orchestra Sinfonica Verdi di
Milano, l’Orchestra Sinfonica del Teatro Carlo Felice e molti altri. Ha diretto
ensembles ed orchestre in festivals europei fra cui il Mozart Festival, la
Biennale di Venezia, lo Spoleto Festival ed il suo repertorio spazia dal barocco
ai contemporanei. Insegna Elementi di composizione per Didattica della musica al
Conservatorio di Genova.
(novembre 2010)
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