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L'alta formazione musicale in Italia

INTERVENTI

 

Le ragioni di un silenzio


Questo sito viene aggiornato oggi 12 ottobre 2018 dopo un silenzio di parecchi mesi. Di questo silenzio tocca dar conto a chi ci segue. Ci sono le ragioni personali di chi se ne occupa, certo. Ma ci sono ragioni più consistenti.

Abbiamo cercato di essere un sito di ragionamenti, di riflessioni, e non di notizie. Queste ultime si trovano facilmente su altre fonti, e noi non saremmo in grado di stargli dietro. Perciò il sito contiene riflessioni e conversazioni con molti docenti e direttori sulle questioni di sostanza aperte dalla riforma dal 1999 in poi. Questioni che riguardano anche la professionalità, la didattica, e non solo l’ingegneria istituzionale.

Quest’ultima però si è fatta predominante, nel nostro settore, e anche bizantina, negli ultimi anni: man mano che veniva chiaro che la riforma era destinata a rimanere incompiuta - sono passati ormai 19 anni – la normativa del settore si veniva parcellizzando e disperdendo in leggi e leggine, leggi destinate alla scuola ordinaria, leggi finanziarie, decreti milleproroghe e così via. Un malcostume peraltro diffuso in tutti i settori, che a suo tempo fu pubblicamente criticato anche da un presidente della Repubblica.

Si è generata così una sorta di giungla normativa. Oggi capire come il nostro campo è regolato è mestiere da iniziati, da addetti ai lavori, e quei pochi acquisiscono un potere legato semplicemente alla conoscenza delle norme e dei loro cavilli, mentre il grosso della popolazione degli Istituti non è più in grado di accedere, di prima mano, a una conoscenza chiara delle regole.

Con tutti i suoi limiti, la legge 508 era un tentativo del legislatore di delineare chiaramente e compiutamente un settore. Dopo, la sensazione sempre più chiara è stata quella che il legislatore (ammesso che questa metafora abbia ancora un senso) abbia rinunciato a un disegno organico dell’alta formazione musicale - per non parlare di quella “bassa” - e lo abbia abbandonato alle pressioni delle varie lobbies o dei vari soggetti capaci di “farsi sentire”.

Tutto questo ci ha indotto a una pausa di riflessione. Il nostro approccio di fondo era quello di discutere la riforma, nel bene e nel male, ma la riforma diventava un oggetto sempre più sfuggente. Tanto più che, nel frattempo, si accentuava la sensazione che il principio dell’autonomia si stesse trasformando in una sorta di anarchia del sistema. Basta scorrere le statistiche ministeriali delle ammissioni e dei diplomi per scoprire l’incredibile caos delle denominazioni delle discipline e dei corsi di diploma, fra istituto e istituto. Basta ricordare un altro paradosso, cioè che alcune istituzioni sembrano intendere i livelli della fascia "universitaria" - triennio e biennio - come corrispondenti rispettivamente a quelli della fascia media e di quella superiore dei vecchi corsi decennali, mentre altre considerano il livello di uscita dal triennio corrispondere al vecchio diploma, e il biennio un ulteriore perfezionamento. E basta, infine, ricordare l’espansione anomala di alcuni corsi di diploma che sembrano inseguire una domanda di cose “attuali” acriticamente accolta, senza alcun filtro di riflessione teorica né di programmazione culturale, ma con robusto vantaggio economico da parte degli istituti interessati.

In tutto questo è mancata e manca una riflessione collettiva su quale sia, o possa essere, la missione degli oltre 75 Conservatori e assimilati, nel momento in cui il sistema Afam si apre a istituzioni private, alcune delle quali godono della reputazione di scuole d’eccellenza a livello internazionale. Così come è mancata una riflessione collettiva sulle implicazioni che il nuovo assetto istituzionale comporta a livello della didattica, dei suoi fini e dei suoi metodi: di come si svolge di fatto la professione del docente, in classe.

Ritorniamo dunque al lavoro con un progetto un po’ cambiato. Lasceremo in rete tutto quanto già scritto, perché siamo convinti che ci siano pagine e interventi pregevoli, e il lettore continuerà a trovarli navigando il menu. Ma per il futuro, con le nostre poche forze, ci concentreremo sugli aspetti strettamente professionali e culturali di ciò che accade nell’alta formazione. Continuando a interrogare e a far dialogare, attraverso il sito, coloro che riusciremo a raggiungere e le cui opinioni ci sembreranno utili a sviluppare ulteriormente la riflessione e la consapevolezza dei problemi.

Grazie a chi vorrà seguirci.

aasp.it – L’alta formazione musicale in Italia

 

12 ottobre 2018

 

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contatti: team@aasp.it