I quaderni della riforma/Strumentisti
Le risposte di
CRISTINA PEDERIVA
Cristina Pederiva è docente di
viola presso il Conservatorio G.Verdi di Milano dal 1979.
Dopo lo studio della matematica,
si è diplomata in viola e ha suonato per qualche anno nell'orchestra del Teatro
alla Scala e nell'orchestra RAI di Milano, oltre che in varie formazioni
cameristiche. Negli anni '70 ha fatto parte del gruppo Almanacco Popolare con
concerti e ricerche sulla musica popolare italiana.
Molti fra i fautori della riforma consideravano
necessaria una migliore formazione musicale dello strumentista al di là dello
studio dello strumento, più di quanto fosse previsto dall’ordinamento del 1930.
I nuovi percorsi comprendono dunque armonia, analisi, storia, e la presenza di
Teoria della musica e di Esercitazioni corali anche nel periodo superiore. Qual
è la tua opinione in proposito?
Positiva - lo strumentista è innanzi tutto un musicista.
Il nuovo assetto didattico prevede che la
competenza dell’insegnamento dello strumento si articoli su più discipline. Per
esempio: Prassi esecutive e repertori (che è il vero e proprio insegnamento
dello strumento), Metodologia dell’insegnamento strumentale, Trattati e metodi,
Letteratura dello strumento, Fondamenti di storia e tecnologia dello strumento,
Tecniche di lettura estemporanea, Improvvisazione allo strumento.
Tutte queste discipline – o meglio quelle che ogni istituzione sceglierà – sono
di competenza dei docenti dello strumento “principale”. Tuttavia è prevedibile
che lo studente le studi sotto la guida di diversi docenti dello stesso
strumento.
Come vedi questa articolazione su più discipline della competenza strumentale?
Positivamente: allarga l'orizzonte.
E come vedi l’ipotesi che i tuoi studenti studino
altri aspetti dello strumento con altri colleghi docenti dello stesso strumento?
Bene: con allievi adulti non è bene essere gelosi.
Uno dei motivi di diffidenza di una parte di non
pochi docenti di strumento verso il curricolo dell’alta formazione è il timore
che lo studio dello strumento possa perdere la centralità che ha
nell’ordinamento del 1930.
Condividi questa proccupazione? Se sì, pensi che questo rischio possa essere
ridotto dalle singole istituzioni nella fase di definizione del proprio
curricolo locale?
Non condivido questa preoccupazione, anche se probabilmente lo studio dello
strumento si allungherà.
La musica da camera assume
nel curricolo un ruolo che non vi aveva nell’ordinamento del 1930. Sia come
quantità, sia per la regolare verifica con esami.
Come giudichi questa innovazione dal punto di vista del docente di strumento (se
questo è il tuo caso) e da quello del docente d’insieme (se questo è il tuo
caso)? Potranno generarsi delle “contese territoriali”?
Come docente di strumento penso che il percorso cameristico sia diverso da
quello solistico e orchestrale, per cui penso che l'innovazione sia stimolante.
Pensi che le convenzioni fra Conservatori e Licei
per dar vita ai nuovi Licei musicali possano comportare un rischio di
“secondarizzazione” dei Conservatori, o portare a modificare in qualche modo lo
stato giuridico dei docenti?
Può essere, occorre stare attenti e difendere la peculiarità e il patrimonio
culturale e storico dei conservatori italiani.
(febbraio 2010) |