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DIDATTICA

sei in: DIDATTICA>QUADERNI DELLA RIFORMA/STRUMENTISTI/MACCHIONI

I quaderni della riforma/Strumentisti


Le risposte di
DANILO MACCHIONI
 

Nato nel 1947, docente di lettura della partitura dal 1977 presso il Conservatorio “G.Verdi” di Milano, diplomato in pianoforte e in composizione, ha fatto parte di svariate formazioni cameristiche come pianista; ha svolto attività di direttore di coro, di critico musicale, ed è tuttora attivo come compositore e improvvisatore. Da 18 anni tiene presso il suo Conservatorio corsi, seminari e laboratori di improvvisazione per pianisti, strumentisti e cantanti.

Molti fra i fautori della riforma consideravano necessaria una migliore formazione musicale dello strumentista al di là dello studio dello strumento, più di quanto fosse previsto dall’ordinamento del 1930. I nuovi percorsi comprendono dunque armonia, analisi, storia, e la presenza di Teoria della musica e di Esercitazioni corali anche nel periodo superiore. Qual è la tua opinione in proposito?

Sono pienamente favorevole ad uno sviluppo complessivo della personalità musicale, in cui convoglino aree formative assolutamente necessarie a disegnare competenze strumentali, compositive o direttoriali  che scaturiscano da una molteplicità di conoscenze, musicali e non.

Il nuovo assetto didattico prevede che la competenza dell’insegnamento dello strumento si articoli su più discipline. Per esempio: Prassi esecutive e repertori (che è il vero e proprio insegnamento dello strumento), Metodologia dell’insegnamento strumentale, Trattati e metodi, Letteratura dello strumento, Fondamenti di storia e tecnologia dello strumento, Tecniche di lettura estemporanea, Improvvisazione allo strumento.
Tutte queste discipline – o meglio quelle che ogni istituzione sceglierà – sono di competenza dei docenti dello strumento “principale”. Tuttavia è prevedibile che lo studente le studi sotto la guida di diversi docenti dello stesso strumento.
Come vedi questa articolazione su più discipline della competenza strumentale?
E come vedi l’ipotesi che i tuoi studenti studino altri aspetti dello strumento con altri colleghi docenti dello stesso strumento?

Penso che una visione sfaccettata del “problema” concorra in modo risolutivo alla acquisizione degli strumenti critici per divenire un interprete consapevole e in grado della massima autonomia. Per cui va bene un insegnante di riferimento, ma affiancato da “altre competenze”.

Uno dei motivi di diffidenza di una parte di non pochi docenti di strumento verso il curricolo dell’alta formazione è il timore che lo studio dello strumento possa perdere la centralità che ha nell’ordinamento del 1930. Condividi questa proccupazione? Se sì, pensi che questo rischio possa essere ridotto dalle singole istituzioni nella fase di definizione del proprio curricolo locale?

Non la condivido, ma appunto per mitigare il rischio della diffidenza che certamente pervade moltissimi colleghi, i curricula didattici potrebbero essere concordati preventivamente lasciando spazio sufficiente allo studio dello strumento, magari sacrificando in quantità, mai in qualità, i percorsi paralleli.

La musica da camera assume nel curricolo un ruolo che non vi aveva nell’ordinamento del 1930. Sia come quantità, sia per la regolare verifica con esami.
Come giudichi questa innovazione dal punto di vista del docente di strumento (se questo è il tuo caso) e da quello del docente d’insieme (se questo è il tuo caso)? Potranno generarsi delle “contese territoriali”?

Penso che entrambi si dovrebbero rallegrare di questa interazione, utilissima per la comprensione degli equilibrii timbrici e sonori, ancorché per la conoscenza diretta di un repertorio vastissimoche in passato veniva relegato al puro piacere domestico di ascolto. Quando ci si metta poi d'accordo sul significato dell'accezione “scambio”, che non deve essere confusa con sconfinamento, le contese territoriali non avranno ragione di esistere.

Pensi che le convenzioni fra Conservatori e Licei per dar vita ai nuovi Licei musicali possano comportare un rischio di “secondarizzazione” dei Conservatori, o portare a modificare in qualche modo lo stato giuridico dei docenti?

Se lo scopo di questa vasta operazione è quello di mantenere alta la qualità dell'insegnamento, è un rischio che il corpo docente dovrebbe correre!

(febbraio 2010)

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