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DIDATTICA

sei in: DIDATTICA>QUADERNI DELLA RIFORMA/STRUMENTISTI/LEVI MINZI

I quaderni della riforma/Strumentisti


Le risposte di
CARLO LEVI MINZI
 

Allievo di Enrica Cavallo, Vladimir Natanson, Paul Baumgartner e Mieczyslaw Horszowski, Carlo Levi Minzi ha tenuto concerti nelle principali città di Europa e  America ed effettuato numerose registrazioni radiotelevisive e discografiche.
Il suo repertorio, che si estende da Bach ai giorni nostri, comprende, oltre al ciclo integrale delle Sonate di Mozart, Beethoven, Schubert e Skrjabin, anche più di cinquanta  Concerti per pianoforte e orchestra.
E’ Professore Ordinario presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano ed è stato Visiting Professor presso prestigiose istituzioni europee e americane.
 

Molti fra i fautori della riforma consideravano necessaria una migliore formazione musicale dello strumentista al di là dello studio dello strumento, più di quanto fosse previsto dall’ordinamento del 1930. I nuovi percorsi comprendono dunque armonia, analisi, storia, e la presenza di Teoria della musica e di Esercitazioni corali anche nel periodo superiore. Qual è la tua opinione in proposito?

Sono assolutamente d’accordo per quanto riguarda il potenziamento degli studi di teoria della musica, armonia e contrappunto, analisi e storia, contrario all’inserimento di esercitazioni corali

Il nuovo assetto didattico prevede che la competenza dell’insegnamento dello strumento si articoli su più discipline. Per esempio: Prassi esecutive e repertori (che è il vero e proprio insegnamento dello strumento), Metodologia dell’insegnamento strumentale, Trattati e metodi, Letteratura dello strumento, Fondamenti di storia e tecnologia dello strumento, Tecniche di lettura estemporanea, Improvvisazione allo strumento.
Tutte queste discipline – o meglio quelle che ogni istituzione sceglierà – sono di competenza dei docenti dello strumento “principale”. Tuttavia è prevedibile che lo studente le studi sotto la guida di diversi docenti dello stesso strumento.

Eccessivo e inutile carico di studi, nulla di tutto ciò viene fatto nel mondo civile, l’errore è di fondo. Consiglio di confrontare i piani di studi di una Hochschule tedesca e comprendere che certe materie servono solo a garantire posti di lavoro e soddisfazioni di ego frustrati.

Come vedi questa articolazione su più discipline della competenza strumentale?
E come vedi l’ipotesi che i tuoi studenti studino altri aspetti dello strumento con altri colleghi docenti dello stesso strumento?

Non avrei nulla in contrario sul fatto che i miei studenti studino con altri docenti.

Uno dei motivi di diffidenza di una parte di non pochi docenti di strumento verso il curricolo dell’alta formazione è il timore che lo studio dello strumento possa perdere la centralità che ha nell’ordinamento del 1930.
Condividi questa proccupazione? Se sì, pensi che questo rischio possa essere ridotto dalle singole istituzioni nella fase di definizione del proprio curricolo locale?

Vedi sopra, eccessivo e inutile carico….bisognerebbe sfoltire assai….

La musica da camera assume nel curricolo un ruolo che non vi aveva nell’ordinamento del 1930. Sia come quantità, sia per la regolare verifica con esami.
Come giudichi questa innovazione dal punto di vista del docente di strumento (se questo è il tuo caso) e da quello del docente d’insieme (se questo è il tuo caso)? Potranno generarsi delle “contese territoriali”?

A Mannheim questo problema è stato risolto attribuendo l’insegnamento della musica da camera ai docenti di strumento con eccellenti risultati.

Pensi che le convenzioni fra Conservatori e Licei per dar vita ai nuovi Licei musicali possano comportare un rischio di “secondarizzazione” dei Conservatori, o portare a modificare in qualche modo lo stato giuridico dei docenti?

Dubito che si possano toccare dei diritti acquisiti. Piuttosto il rischio in prospettiva è quello della perdita del posto di lavoro fisso, problema comune nel mondo del lavoro. Secondarizzare completamente i Conservatori è impossibile perché comunque occorre un'Università, come in tutta Europa.

Altro?

Nel questionario è completamente ignorato il problema della professionalità dei docenti. In tutta Italia, e anche a Milano che in teoria dovrebbe essere un istituto all’avanguardia, molti insegnanti non svolgono attività professionale da decenni. Questo non può essere tollerato perché l’inattività fa perdere capacità professionali. Ovunque nel mondo civile è prevista in un modo o nell’altro la revisione delle docenze sulla base dell’aggiornamento professionale, ma la corporazione italiana riesce a sfuggire a questo. Già nel 1980 proposi che agli insegnanti fossero proposti, anzi imposti, contratti sul modello russo che prevede un unico stipendio per attività didattica, professionale e teoretica. Questo nuovo contratto poteva essere finanziato anche coi soldi del Fondo Unico dello Spettacolo e andava a risolvere problemi di doppio impiego per gli orchestrali e di occupazione in generale, senza parlare del risparmio visibile per le casse dello Stato. Naturalmente la proposta fu e sarà lasciata cadere perché va a toccare interessi intangibili…..anche per questa ragione sono convinto che i Conservatori, che già ai tempi in cui io studiavo erano di livello infimo, come ho potuto constatare di persona recandomi a studiare a Mosca subito dopo il diploma, siano ora ancora peggiorati, se possibile, con prospettive di recupero nulle. Come si può ben comprendere tutte le riforme, anche le migliori, e questa non lo è, nulla possono in assenza di operatori validi.

(febbraio 2010)

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