LA "PRODUZIONE" DI UN CONSERVATORIO DI
MUSICA
di Massimiliano Baggio*
La
normativa vigente è molto chiara: i Conservatori di Musica, nel pieno della loro
autonomia statutaria, svolgono attività didattica, di ricerca e di produzione.
Che vuol dire? Vuol dire che finalmente è arrivato il momento di uscire dal
limitato concetto che delle nostre Istituzioni l’unico compito sia quello, in
astratto, di formare i giovani strumentisti. Ma ci si deve anche occupare di una
concreta applicazione, nel campo della ricerca musicologica e della produzione
artistica.
Tutto ciò rappresenta una rivoluzione nel nostro pensiero e nella nostra
abitudine. Ci dobbiamo sempre più immaginare come organismi di produzione
artistica, quali sono ad esempio i Teatri o le Associazioni Concertistiche,
piuttosto che come un’antiquata scuola musicale, che altro non produceva se non
saggi scolastici.
Nel Conservatorio di Milano sono stati fatti nel tempo grandi passi avanti. I
nostri studenti oggigiorno realizzano qualche centinaio di concerti l’anno,
nelle più svariate forme e nei più svariati generi. L’attività si svolge
prevalentemente fuori delle mura dell’Istituto, in collaborazione con enti e
realtà culturali locali, nazionali ed alle volte anche internazionali.
Il
limite di quest’impostazione è dato però dal fatto che questa attività è basata
prevalentemente sulla domanda esterna, la quale, molto spesso, non ha nessuna
fisionomia culturale né formativa, ma racchiude in sé l’essenza stessa della
richiesta: la prestazione di allievi del Conservatorio, dai quali si sa di poter
ottenere una grande qualità a costo pressoché zero. Poiché quindi la stragrande
maggioranza dei concerti che il Conservatorio produce dipende da un impulso
proveniente dall’esterno, paradossalmente, se dovesse succedere che
all’improvviso tutte le richieste cessassero contemporaneamente, i nostri
studenti non avrebbero più occasione di esibirsi e quindi di sperimentare “sul
campo” il mestiere del musicista.
Appare chiaro pertanto quanto sia fondamentale ora cambiare questa impostazione
e iniziare ad avere una vera autonomia progettuale ed organizzativa, che nasca e
si realizzi all’interno dell’Istituzione. Punto di partenza potrebbe essere
l’individuazione di un aspetto culturale su cui agganciare il fulcro della
programmazione, come ad esempio una ricorrenza o un avvenimento. Intorno a
questo perno si dovrebbe far ruotare tutta una serie di manifestazioni che
dovrebbero avere un legame tra loro, considerate le molteplici possibilità che
un Istituto come il nostro offre. Se solo pensiamo per un momento che - in
teoria - siamo in grado di produrre programmi che vanno dal Gregoriano ai nostri
giorni, in tutti i generi di formazione e di stile, ci rendiamo conto delle
potenzialità uniche che risiedono all’interno di un grande Conservatorio come
quello di Milano.
Quest’attività necessita di essere realizzata in termini strutturati, per cicli
di iniziative, manifestazioni articolate, come festival e rassegne,
accompagnandosi a momenti di approfondimento culturale e musicologico in
termini di conferenze, seminari, convegni.
Essenziale, in quest’ottica, l’istituzione di un’orchestra stabile che possa
rappresentare un collegamento tra il momento della formazione e quello della
professione. Se si desse la possibilità di accedere a questo complesso, per
qualche anno, anche ai neodiplomati, si fornirebbe loro una qualificata e
concreta esperienza lavorativa. Ovviamente non vanno trascurate le
professionalità che risiedono nella classe docente. Spesso tra i nostri
insegnanti risiedono figure di spicco del panorama concertistico che potrebbero
dar lustro alle manifestazioni e collegarsi strettamente alla didattica alla
quale, grazie a questa attività, fornirebbero un indispensabile complemento.
Al
momento meramente esecutivo si legano a doppio filo altri settori che rientrano
in un concetto più ampio di Produzione e che innegabilmente contribuiscono al
rilancio dell’immagine del Conservatorio.
Penso alle strutture scolastiche (Sale e Biblioteca) e alle Master Class,
all’attività Erasmus e agli scambi con altre prestigiose Istituzioni europee;
penso alla possibilità di attivare cicli di pubblicazioni di carattere
musicologico e alla necessità di sviluppare il settore tecnologico-informatico.
Penso anche però alla necessità di costituire legami di collaborazione, saldi e
profondi, con le strutture presenti sul territorio: quelle musicali, come enti
lirici e concertistici, quelle culturali, come università, musei e organi di
informazione, e quelle economiche.
Ovviamente a questa prospettiva si legano alcuni aspetti imprescindibili, quali
quelli della ricerca di fondi, dei rapporti con la stampa, e dello sviluppo
stesso del Conservatorio. Aspetti che spesso richiedono professionalità
specifiche ed esperte.
E’
di fondamentale importanza capire che iniziative di maggior spessore e qualità
creano un’offerta formativa migliore, con la naturale conseguenza di attrarre
più studenti, una più ampia possibilità di sbocchi professionali ma soprattutto
una più grande attenzione, a tutti i livelli, nei confronti della nostra
Istituzione. Tutto questo dovrebbe avvenire al più presto, ma può aver luogo
solo attraverso un progetto preciso, un piano che delinei chiaramente gli
obiettivi ed i mezzi per raggiungerli. Il Bicentenario e l’Expo nel 2015
potevano essere le occasioni giuste per un deciso mutamento di prospettive e di
organizzazione. La prima delle due occasioni mi pare l’abbiamo già persa.
Speriamo di saper approfittare al meglio della seconda.
*componente del
Consiglio accademico del Conservatorio di Milano |