I cori: una rinascita per la
musica in Italia?
E'
opinione corrente che la diffusione della pratica musicale amatoriale, nella
scuola e nella società degli adulti, sia una misura della civiltà musicale di un
Paese. Ed è opinione altrettanto corrente che, storicamente, l'Italia non sia
fra i Paesi più avanzati su questo terreno. Tuttavia negli anni recenti si
colgono vari segnali che qualcosa possa cambiare, a cominciare dalla scuola, e
uno dei campi che più sembrano in sviluppo è proprio quello dell'attività
corale. La federazione nazionale italiana delle associazioni regionali corali (Feniarco)
è in una fase molto attiva, e di questo cercheremo di dare conto. Cercheremo
anche di offrire un'idea complessiva di come stanno evolvendo il panorama e il
costume del cantare in coro, nel nostro Paese. E di vedere se davvero la curva
della diffusione della musica nella nostra società abbia preso a (ri)salire.
Per fare
tutto questo cominciamo qui da un intervento di Luigi Marzola, direttore di coro
e pianista, docente di Accompagnamento pianistico al Conservatorio di Milano.
Per il biennio 2017-2018 Marzola è uno dei due direttori del Coro Giovanile
Italiano, insieme con Carlo Pavese con il quale si divide i diversi repertori.
Nelle righe che seguono ci parla appunto del Coro Giovanile Italiano, di
Feniarco che del Coro è promotrice, e del panorama corale italiano nel suo
insieme.
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Comincio dalla conclusione: dal punto di
osservazione dell'attività corale, la situazione italiana è in movimento, anche
se partiamo da una posizione svantaggiata. In Germania e in altri paesi alla
fine del liceo sai leggere la musica: a scuola ti hanno insegnato a leggerla
cantando. Se hai studiato anche canto, potrai anche diventare un cantante.
Altrimenti farai altro nella vita, ma potrai andare in qualsiasi coro e
cantare, con lo spartito in mano. Come si sa, da questo noi siamo abbastanza
lontani. La situazione tipica italiana era, fino a non molto tempo fa, quella
che vedeva da un lato i cori professionali, dall'altro i cori amatoriali che
facevano un repertorio di montagna o di canti della Prima guerra mondiale, o di
compositori di ispirazione “popolare”.
Oggi però c'è una evoluzione, sia nel senso della
diffusione – grande crescita dell'attività corale nella scuola; nuove scuole per
direttori di coro, e di tutto questo parlerò fra poco – sia nel senso dei
repertori: non soltanto evoluzione verso un repertorio più “colto”, ma anche
verso un repertorio “colto” di nuova produzione. In area anglosassone avviene da
sempre, ora anche da noi comincia ad esserci una leva di compositori, anche
giovani, che scrivono con competenza musica corale, interessante ed eseguibile.
Musica che circola, viene eseguita nei concorsi e nei festival corali, ed è
musica di buona qualità: non canzonette armonizzate o rielaborate per coro.
Viene spontaneo domandarsi che relazione ci sia fra
questi compositori e l'ambiente accademico. Intanto stiamo parlando di
compositori che hanno una solida formazione accademica. Certo il contatto fra
mondo accademico e attività corale è ancora largamente da costruire, specie se
ci riferiamo all'ambiente dei compositori. In Italia c'è un ritardo – e non
riguarda solo la scrittura per coro. Il fatto, da noi comune, che compositori
scrivano senza avere contatto con lo “strumento” per il quale scrivono
(qualunque esso sia) è un ritardo, questo è innegabile. Ci sono all'estero
realtà in cui il contatto fra il compositore e lo “strumento” che esegue la sua
musica è continuo, sistematico. Questo vale per l'ambiente anglosassone, ma
anche per l'est europeo, dove la musica entra nelle scuole soprattutto
attraverso l'attività corale. Ora anche da noi attraverso Feniarco si lavora per
costruire questi legami fra coralità e composizione, e ne è un esempio l'Officina
corale del futuro. E con questo vengo al concreto delle attività in corso.
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Officina Corale del Futuro è un progetto
della durata di un anno, rivolto a giovani fino a 30 anni. Consiste nella
creazione (o nella implementazione se già ci sono) di almeno 10 cori giovanili
regionali, che costituiranno un termine di riferimento ideale anche per gli
altri cori già presenti sul territorio. I cori regionali avranno giovani
direttori (professionisti), individuati nell'ambito del progetto. Questi
direttori saranno formati secondo una linea unitaria, in modo da assicurare
omogeneità a tutto il progetto sul piano nazionale. Avranno sessioni di
formazione/lavoro con i 2 direttori del Coro Giovanile Italiano e ne seguiranno
le prove al Festival di Primavera che si tiene ogni anno a Montecatini. Infine,
e questo è particolarmente nuovo, ciascun coro regionale commissionerà una
composizione a un compositore, in un rapporto di collaborazione fra coro
committente e compositore. Si produrranno così tante nuove composizioni per coro
quanti saranno i cori regionali, e in più i compositori saranno invitati a
partecipare alla composizione di un brano “collettivo”. L'uno e gli altri
saranno eseguiti in un festival finale.
Ciascun coro regionale viene reclutato sulla base di
audizioni: si tratterà quindi di “amatori competenti”, che nel percorso del
progetto troveranno molteplici occasioni di formazione. Lo stesso vale per i
loro direttori, anche loro reclutati con bando ma su un livello più
specificamente professionale.
Infine, in omaggio alla digitalizzazione/
socializzazione che permea il nostro tempo, si farà anche un “coro virtuale”:
durante la formazione i cantori verranno
videoregistrati, secondo varie modalità, e i singoli filmati saranno poi
montati, sincronizzati e combinati per creare una “performance virtuale”, una
polifonia digitale che sarà resa accessibile online e condivisa sui social
network.
Tutto il progetto è inquadrato nella cornice della
legge 383/2000 (Associazioni di promozione sociale) e affianca alle finalità
puramente musicali quelle di prevenzione di possibili forme di disagio,
emarginazione, isolamento. Del resto, come Feniarco giustamente ricorda,
l'attività corale in quanto tale favorisce dialogo, condivisione e
responsabilizzazione. E così diventa anche un importante presidio
socioculturale. E' interessante notare che non c'è contraddizione (e potrebbe
esserci) fra le finalità sociali ed educative e l'obiettivo della qualità
esecutiva. Alla base ci sono gli obiettivi di aggregazione e di condivisione.
Tutti gli stadi del percorso vedono sempre la cura
di un responsabile professionalmente qualificato. Da
questo nascono gli altri stadi del percorso fino al Coro Giovanile Italiano,
dove la ricerca della qualità è in primo piano, senza che si perda il contatto
con le finalità sociali ed educative.
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Veniamo dunque al Coro Giovanile Italiano. Il coro è
formato da 34 giovani fra i 18 e i 28 anni, e vuole essere il momento più
rappresentativo della coralità giovanile in Italia. Sono reclutati per un
biennio tramite un bando, con audizioni su prove abbastanza semplici, e
quest'anno le domande sono state ben tre volte di più dei posti disponibili. Non
sono quindi necessariamente professionisti, anche se fra loro ci sono dei
giovani cantanti, e altri che hanno studiato in Conservatorio, magari non
il canto. Lavorano con due direttori professionisti (uno per il repertorio fino
al Romanticismo, l'altro per il Novecento e la produzione contemporanea), scelti
anch'essi per un biennio. Il coro non ha una sede fissa ma lavora intorno a
singoli progetti, fra i quali i più importanti eventi di Feniarco come il
Festival di Primavera, e altri fra i quali è prevista
la partecipazione a MiTo nel 2017 e il
Festival Europa Cantat XX che si tiene a Tallin in Estonia nel 2018. Le
sessioni sono comunque all'incirca ogni due mesi, sempre con una esecuzione
finale.
Il livello qualitativo è in ascesa, e i direttori
provengono anche dall'estero. E all'estero il Coro ha avuto esperienze ben
consolidate. Inoltre ricordo alcuni eventi particolarmente spettacolari, come
quando ha avuto occasione di fare da “spalla” ai Rolling Stones al Circo Massimo
a Roma, e quest'anno al “Mito Open Singing” in cui, sia a Milano in piazza Duomo
che a Torino in piazza San Carlo, il Coro ha fatto da guida a migliaia di
persone, anche ignare di musica, con l'aiuto di un direttore specializzato nel
dirigere il pubblico.
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Ho citato prima il Festival di Primavera e
Europa Cantat: ciascuna nel suo ambito, sono fra le manifestazioni più
significative dell'attività corale. Il Festival di Primavera, organizzato da
Feniarco, si tiene a Montecatini Terme ed è giunto alla quindicesima edizione.
E' dedicato alla coralità nelle scuole, non ha carattere competitivo e si
articola in due sessioni, una per le scuole primarie e medie, e una per le
superiori. Il Festival è organizzato per Atélier tematici, che sono molti e
spaziano dal Pop/Rock alla World Music, al repertorio classico e barocco a
quello contemporaneo. Ogni atélier ha un suo docente, e ogni coro sceglie – nei
limiti delle possibilità organizzative – a quale atélier iscriversi. Nei
concerti del Festival, ciascun coro ha occasione di presentare al pubblico sia
alcuni brevi brani del proprio repertorio sia quelli appresi durante l'atélier.
E infine cantano tutti insieme.
Il Festival coinvolge qualcosa come 1500 ragazzi. E
si tratta di cori ben curati. I cori delle scuole elementari cantano in genere
composizioni a 2 voci. Altri arrivano a cantare a 4 voci (ha avuto grande
successo l'atélier dedicato a Bach). Talvolta c'è stato anche qualche gruppo
strumentale di supporto. Nell'insieme si ha la percezione che la coralità nella
scuola sia una realtà in crescita. Personalmente, non avrei immaginato che dei
cori scolastici potessero lavorare per 3 giorni come professionisti, 6 ore al
giorno.
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Quanto a Europa Cantat, è il Festival indetto ogni 3
anni dalla European Choral Association (che raggruppa la bellezza di 37 milioni
di persone fra cantori, direttori, compositori, organizzatori e educatori) e si
svolge ogni volta in un Paese diverso. Il segnale credo più importante della
rinascita corale italiana è che nel 2012, per la prima volta, è stato possibile
ospitare il Festival in Italia, e questo grazie al crescente impulso della
Federazione Italiana (Feniarco). Ospitare Europa Cantat richiede infatti
anche una robusta struttura organizzativa e una capacità imprenditoriale che
fino ad allora erano mancate.
Un accenno dunque all'organizzazione corale
italiana. I cori si riuniscono in associazioni regionali come Usci, Asac e
altre. Associandosi ottengono, per esempio, l'accesso a una rete d'informazioni,
possono scambiarsi inviti alle loro manifestazioni, possono dar vita a corsi di
formazione per direttori, a corsi di lettura della musica per coristi amatori.
La Federazione li riunisce a livello nazionale – sono 21 associazioni, oltre
2700 cori, 70.000 cantori, 2000 direttori e maestri - e consente loro l'accesso
alle proprie manifestazioni, ai concorsi, a Europa Cantat. Fra le molte sue
iniziative vorrei ricordare anche CoroLab, un progetto per “formare i
formatori”, rivolto a direttori, insegnanti e musicisti che vogliano
approfondire la capacità di creare e far maturare un coro di voci bianche, o
giovanili. E c'è una collaborazione con il “Comitato per l'apprendimento pratico
della musica”, fondato dall'ex ministro Luigi Berlinguer e riconosciuto dal Miur,
dedito alla diffusione della pratica musicale nella scuola. Come dicevo prima,
la coralità italiana è in crescita.
Luigi Marzola
28 novembre 2016

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