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sei in: INTERVENTI>COLLOQUIO CON PATRIZIA CONTI

STAVOLTA LA RIFORMA SI FA, E C’E’ DA LAVORARE SODO

a colloquio con Patrizia Conti, direttore del Conservatorio di Genova
e componente del consiglio direttivo della Conferenza dei direttori dei Conservatori

 

Sergio Lattes – Vorrei provare a fare con te il punto sul processo di riforma dopo la firma dei due decreti del 3 luglio e del 30 settembre.

 

Patrizia Conti – Proviamo. Ma prima vorrei spendere due parole sui corsi biennali di Formazione per i docenti di Strumento musicale poiché è di pochi giorni fa (nota ministeriale n. 211 del 04.11.09) la notizia che potranno essere avviati anche per questo anno accademico. Il Biennio dovrebbe essere, in futuro, a numero rigidamente programmato sulla base delle disponibilità territoriali definite dagli Uffici Scolastici Regionali; per ora è stato fissato un numero massimo di ammissioni eguale per tutti gli istituti (massimo 15, contro i 35 del decreto istitutivo). Ma si potrà riaprire solo nei conservatori e negli istituti in cui esiste la Scuola di Didattica, senza quindi possibilità di convenzioni per gli altri conservatori (lo sottolineo perché la ritengo una garanzia al mantenimento di uno standard qualitativo dignitoso).

In un prossimo futuro, ossia quando i corsi di 1° livello andranno a regime, si potrà finalmente attivare anche un triennio di Didattica, per la formazione della figura dell’operatore musicale nelle scuole materne e primarie. La novità rispetto al vecchio percorso di Didattica (quello quadriennale non abilitante) sarà costituita dall’obbligo dello studio di uno strumento (va ricordato a questo proposito che il progetto promosso da Luigi Berlinguer persegue l’insegnamento pratico della musica in ogni ordine di scuole).

 

SL Se anche fosse una mera testimonianza, è comunque un fatto di rilievo che un ex ministro della P.I. dedichi le fatiche della sua terza età al solo scopo di promuovere la musica nella scuola. E’ comunque una testimonianza – appunto – che non è cosa che stia a cuore solo ai musicisti.

 

PC Certo. Comunque l’istituzione del triennio di Didattica ma soprattutto il riordino del biennio di Formazione vanno visti sullo sfondo del regolamento sul reclutamento dei docenti, cui sta lavorando il gruppo di lavoro presieduto da Giorgio Israel presso il Ministero. Ne dovrebbe derivare un quadro riassumibile in questo modo: per l’insegnamento nella media inferiore – per qualunque disciplina, non soltanto per l’insegnamento della musica – si richiederà un titolo di primo livello, più un biennio didattico specifico, più un anno di tirocinio. Per l’insegnamento nelle medie superiori, invece, un titolo di primo livello, più un biennio specialistico per la disciplina (che da noi corrisponde al biennio interpretativo), più un anno di tirocinio. Questo comporterà - quando ci sarà lo strumento musicale anche nei licei musicali – la giusta valorizzazione del titolo di secondo livello ad indirizzo interpretativo.

 

SL Quindi per la formazione dei docenti di liceo la componente didattica è limitata al tirocinio.

 

PC Sì, perché si sottintende che nella scuola media superiore la componente “disciplinare” – nel nostro caso, per intenderci, lo strumento o la composizione o comunque la specialità – debba avere maggior peso di quella didattica generale, dovendo condurre a un grado maggiore di competenza specifica.

 

SL Veniamo ora alla riforma dei Conservatori. Fra luglio e ottobre sono “usciti” i due decreti cardine, quello sui settori disciplinari e quello sugli ordinamenti (già usciti come 483, poi bloccati dai ricorsi). Cosa manca per mettere a regime il triennio?

 

PC Il decreto che fissa il rapporto ore-crediti, che però dovrebbe essere alla firma. L’assenza di altri atti previsti dalla L. 508 e dal D.P.R. 212 non sembra infatti impedire l’avvio del nuovo ordinamento, alla luce delle norme transitorie del dpr 212/05. I nuovi percorsi formativi potranno essere elaborati dalle singole istituzioni ed approvati dal Ministero in tempo utile per partire il prossimo 1 novembre 2010: è cosa fattibile. Da quel momento il vecchio ordinamento andrà ad esaurimento. I regolamenti didattici potranno essere elaborati subito dopo (il tempo per l’approvazione sarà infatti molto più lungo perché dovranno essere esaminati con attenzione dal CNAM). Per qualche tempo ci si appoggerà dunque ai regolamenti sperimentali già in vigore in ogni conservatorio.

Quello che ci separa dal 1 novembre 2010 è dunque un anno decisivo, e sarà un anno di grande lavoro, di grande mobilitazione progettuale per tutte le istituzioni.

 

SL Esiste un rischio di abbassamento del livello degli studi col passaggio al nuovo ordinamento? Si dice che alcuni istituti preferirebbero l’equivalenza triennio=corso medio e biennio=corso superiore del vecchio oridnamento.

 

PC Il problema esiste, e si povrà risolvere solo definendo in modo uniforme – a livello nazionale - il livello di accesso al triennio, che dovrà corrispondere di massima al terzultimo anno dei corsi decennali dell’ordinamento previgente. Ma in qualche modo va raccordato anche al livello di uscita al liceo musicale. Penso che si debbano definire esplicitamente programmi/repertori per l’accesso e non solo descrittori di livelli e di competenze: sarebbe a mio avviso l’unica garanzia di uniformità sul piano nazionale. Sarà indispensabile “fare sistema” anche per quanto riguarda l’accertamento, all’ingresso, delle competenze  musicali generali, oltre che quelle specificamente strumentali. Nel nostro Conservatorio già adesso attribuiamo debiti formativi relativi alle competenze teoriche di base (teoria e solfeggio, per intenderci, ma anche storia della musica ed armonia) e non ammettiamo l’iscrizione al 1° anno di triennio in presenza di un numero pari o maggiore di 30 debiti formativi.

 

SL Come vedi la questione “troppi Conservatori”, accorpamenti, differenziazioni? ci saranno istituti di serie A e istituti di serie B? E, in questo caso, chi e come passerà in A?

 

PC No. Con questo prossimo passaggio tutti i Conservatori saranno confermati nel sistema dell’alta formazione e potranno rilasciare tutti il titolo di primo livello. La selezione, semmai, sta avvenendo su un altro piano, quello del taglio delle risorse economiche. Una selezione naturale verso cui ci stanno di fatto spingendo ormai da anni. Tuttavia qualche accorpamento non lo escluderei. Esistono situazioni territoriali molto diverse l’una dall’altra. Il caso del Veneto, ad esempio, è molto significativo: l’alto numero di conservatori presenti ha già condotto ad una sorta di consorzio.

Altro è il discorso sul biennio, che – è bene ricordarlo – per ora non va a regime ma resterà a titolo sperimentale. Su questo fronte sono a mio avviso destinati a sopravvivere quei bienni che proporranno progetti credibili e strategie coerenti, presumibilmente specializzati su certi indirizzi e non su tutto lo spettro dell’offerta formativa. Noi stessi lo abbiamo sperimentato: alcuni nostri bienni hanno funzionato molto bene, altri meno. Aggiungo che una parte della docenza continuerà certamente, in tutti i Conservatori, ad essere impegnata sulla fascia “di base”, che continueremo – mi auguro - a tenere in vita nelle nostre istituzioni ancora per lungo tempo, per garantire quella formazione “verticale” che ha sinora garantito risultati professionali qualitativamente alti.

 

SL Vediamo ora come questo disegno potrebbe intrecciarsi con l’avvio dei Licei musicali.

 

PC Ti posso dire come la vedo io, non come sarà in assoluto... Comincio con l’escludere che il Liceo musicale si possa fare con la forza-lavoro dei docenti del Conservatorio. Sono due comparti diversi, perfino due ministeri diversi. Al futuro liceo musicale potremo invece proporre convenzioni di questo tipo: per quelli fra i suoi studenti che dovessero essere anche studenti del Conservatorio – reclutati quindi da noi con i nostri standard – il Conservatorio potrà certificare l’assolvimento di molte materie previste dal curricolo ed il Liceo potrà quindi riconoscere gli studi svolti in Conservatorio, con un utilissimo ed importante sgravio di risorse (per il Liceo) e senza oneri aggiuntivi (per il Conservatorio). D’altra parte noi potremo riorganizzare i nostri percorsi di studio precedenti l’alta formazione (è un fatto indiscusso che attualmente essi siano un po’ desueti ed in alcuni casi incongruenti) tenendo conto anche dell’assetto degli studi del nuovo Liceo musicale. Per fare un solo esempio cito il caso della teoria, che dovrà cessare di essere materia solo per principianti, e dovrà partecipare invece di tutto il curriculum.

Sarebbe preferibile che il Liceo attuasse una strategia per “raccogliere” gli studenti che escono dalle medie già convenzionate con i Conservatori o dalle medie ad indirizzo musicale, anziché procedere ad un reclutamento casuale; in questo caso noi stessi potremmo attuare una “campagna pubblicitaria” per promuovere il nuovo Liceo presso i nostri studenti nella fascia di età corrispondente. Ma ribadisco che escludo nella maniera più assoluta che il Conservatorio possa offrire il “servizio” delle materie musicali al Liceo per gli studenti che non abbia esso stesso reclutato.

 

SL Però la 508 dice che una volta fatte le scuole medie inferiori e superiori d’indirizzo, i Conservatori non fanno più i corsi di base.

 

PC Vero. Ma per ora si parla di 40 sezioni di Liceo in tutta Italia, cioè di circa 4 mila studenti, quando saranno a regime (ossia con le cinque classi). Gli studenti dei Conservatori nella fascia “di base” sono attualmente all’incirca 40 mila: il conto non torna. Quaranta licei non possono rappresentare la riforma a regime. Quando saranno 400 ne parleremo.

Intanto ci sarà da gestire la pressione dei Licei sui Conservatori per convenzionarsi: non siamo noi a dover scegliere quale Liceo potrà attivare la sezione musicale, dovrà essere l’Ufficio scolastico regionale (lo dico perché quasi quotidianamente qualche dirigente mi contatta per propormi la firma di una qualche convenzione… ).

 

SL Quindi tu pensi a un periodo, lungo, in cui coesisteranno i nuovi corsi di base dei Conservatori, e il Liceo musicale (a parte l’esaurimento del vecchio ordinamento). E a una sorta di negoziato fra Conservatorio e Liceo: se prendi gli studenti selezionati da me, ti risparmi le materie musicali.

 

PC Diciamo che questo sarebbe auspicabile. Per quanto riguarda la questione dell’“esaurimento” c’è poi un problema: se la tipologia si estende a tutti coloro che sono iscritti oggi ad un corso ordinamentale, allora si tratterà di una fase lunga circa 10 anni. Se invece il diritto a proseguire secondo l’ordinamento previgente riguarderà solo chi si trova ora nella fascia di studi corrispondente all’alta formazione (8°, 9° e 10° dei corsi decennali, 5°, 6°, 7° nei corsi settennali, etc.), allora il periodo di sovrapposizione sarà più breve. Temo che la legge dia ragione alla prima ipotesi, anche se una “scuola di pensiero” insiste sul fatto che il D.P.R. 212 tratta dell’alta formazione e dunque in alcun modo può riferirsi all’intero percorso del vecchio ordinamento. Personalmente preferirei evitare un “esaurimento” così lungo ma non credo si possa evitare a meno che il 212 non sia fatto oggetto di qualche modifica.

 

SL Veniamo dunque a questi nuovi “corsi di base”: si tratta di ridisegnare tutto il percorso ante triennio, con la sua articolazione disciplinare (materia principale, materie complementari) e di verifica (compimenti, licenze). Quando partiranno?

 

PC Contestualmente alla messa in esaurimento del vecchio ordinamento. Il ministero dovrà autorizzare il riordino, con la soppressione dei vecchi titoli e la definizione dei nuovi, titoli o livelli che siano. Ovviamente, bisogna prepararsi: Parma, per esempio, ha fatto un progetto organico. Il sistema delle scuole private, che ha sempre alimentato i Conservatori, ha bisogno e interesse alla definizione di livelli e di standard che possano adottare, e che legittimino il loro operato agli occhi della loro utenza.

 

SL Questo l’ho potuto constatare personalmente a Milano, quando (e nella misura in cui) il Conservatorio è stato capace di farsi punto di riferimento per le scuole civiche, che in Lombardia sono una realtà molto forte, in alcuni casi anche una rete. Devo anche dire che da questi contatti ho tratto spesso l’impressione che queste scuole “di base”, sull’insegnamento “di base”, ne sappiano più di noi. Abbiano cioè maturato articolazioni disciplinari e organizzazioni del curricolo e dei contenuti più avanzate di quelle del Conservatorio, che risalgono al 1930 (quando nell’Italia fascista non era ancora penetrata la grande pedagogia musicale del ’900).

 

PC Potremo anche tener conto delle esperienze straniere, vedi Inghilterra o Svizzera. Credo molto nel confronto con le esperienze internazionali, nell’utilità - ad esempio - dell’Associazione europea dei Conservatori. Così come avviene per l’Italia come paese, anche nel nostro settore è dall’Europa che può venire la spinta all’innovazione. C’è da noi un ritardo culturale, non tanto sui singoli percorsi strumentali (sui quali è sostanzialmente sufficiente procedere ad un aggiornamento dei programmi) quanto sull’articolazione della formazione generale. Poiché in linea di principio sarà ragionevole che ogni istituzione mandi all’approvazione, contestualmente al proprio triennio, anche la propria proposta di riordino dei corsi di base – seppure da attuare gradualmente - ci sarà da lavorare sodo.

 

SL Parlavi dell’Europa…. del resto la stessa 508 è nata da un vincolo europeo più che da una spinta nazionale, visto che la componente “riformatrice” del sistema era attiva da molti anni, ma era minoranza nel sistema. Ma tornando ai corsi di base, se come dici ogni istituzione farà un suo progetto, diventa cruciale l’omogeneità dei livelli di accesso al triennio, sul piano nazionale.

 

PC Infatti è quello il cuore del problema. La direzione generale ha chiesto ai direttori di far maturare in ciascuna istituzione la propria proposta sull’accesso al triennio. È importante che ogni istituzione possa dire la sua, e che il processo coinvolga effettivamente e direttamente le istituzioni. Senza personalismi e senza primogeniture, né fra istituzioni né all’interno di ognuna di esse. Si tratterà poi di ottenere una sintesi e far sì che questa “torni” alle istituzioni come quadro di riferimento nazionale su cui operare con il giusto grado di autonomia. Per quanto ci riguarda, pensiamo ad un vero e proprio programma di ammissione, con tanto di definizione di autori ed opere. Ma sarà importante verificare quale sarà la sintesi nazionale e altrettanto importante che essa si trasformi in un quadro di principi su cui poi ogni istituzione potrà muoversi responsabilmente in autonomia.

Questo dovrebbe valere per i livelli di accesso, per il regolamento didattico, e per ogni altro tema. Insomma dovrebbe essere questo il “metodo” della riforma.


(14 novembre 2009)

 
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