I quaderni della riforma/Strumentisti
Le risposte di
SIMONA VALSECCHI
Nata a Milano, ha compiuto studi
musicali e umanistici diplomandosi in flauto a pieni voti. Ha studiato a Nizza
con M. Larrieu e a Londra con W. Bennett e E. Beckett. Ha collaborato con le
principali orchestre milanesi in qualità di primo e di secondo flauto. Svolge
attività concertistica in ensemble di musica barocca e in duo con il pianoforte.
In campo didattico ha svolto esperienze di lavoro con gruppi di studenti dei
corsi di base (“Musicassieme” 1997-2004 presso il Conservatorio di Brescia) e ha
collaborato all’iniziativa musicale bresciana “Giovani a concerto”. Si è
laureata in lettere moderne con una tesi in storia della musica dedicata al
flauto nel periodo barocco e galante. Ha insegnato nei Conservatori di
Alessandria, Ferrara e Brescia e dal 2005 è docente presso il Conservatorio di
Milano.
Molti fra i fautori della riforma consideravano
necessaria una migliore formazione musicale dello strumentista al di là dello
studio dello strumento, più di quanto fosse previsto dall’ordinamento del 1930.
I nuovi percorsi comprendono dunque armonia, analisi, storia, e la presenza di
Teoria della musica e di Esercitazioni corali anche nel periodo superiore. Qual
è la tua opinione in proposito?
Penso che i nuovi percorsi siano fondamentali per la formazione del nuovo
musicista, soprattutto di colui che vuole spendere le proprie carte “formative”
nell’ambito di un lavoro didattico rivolto all’insegnamento nelle future scuole.
Ritengo però che le competenze professionali dei nuovi docenti delle suddette
materie debbano arricchirsi di contributi didattici diversi e più articolati da
quelli che finora sono stati alla base degli ordinamenti tradizionali,
senz'altro ancora validi per una formazione di base del nuovo studente, ma
insufficienti a coprire un percorso "alto" e soprattutto "diverso".
Il nuovo assetto didattico prevede che la
competenza dell’insegnamento dello strumento si articoli su più discipline. Per
esempio: Prassi esecutive e repertori (che è il vero e proprio insegnamento
dello strumento), Metodologia dell’insegnamento strumentale, Trattati e metodi,
Letteratura dello strumento, Fondamenti di storia e tecnologia dello strumento,
Tecniche di lettura estemporanea, Improvvisazione allo strumento.
Tutte queste discipline – o meglio quelle che ogni istituzione sceglierà – sono
di competenza dei docenti dello strumento “principale”. Tuttavia è prevedibile
che lo studente le studi sotto la guida di diversi docenti dello stesso
strumento.
Come vedi questa articolazione su più discipline della competenza strumentale?
E come vedi l’ipotesi che i tuoi studenti studino altri aspetti dello strumento
con altri colleghi docenti dello stesso strumento?
Buona e stimolante sia per gli studenti che per i docenti.
Per quanto riguarda l’ipotesi accennata nella tua domanda, credo che ormai,
essendo presente da diversi anni nei piani di studio sperimentali un
approfondimento delle tecniche strumentali in diversi ambiti di prassi
esecutive, sia auspicabile e produttivo un allargamento degli orizzonti
didattici e interpretativi collegato, secondo me, anche al rapporto diretto con
docenti diversi dello stesso strumento.
Uno dei motivi di diffidenza di una parte di non
pochi docenti di strumento verso il curricolo dell’alta formazione è il timore
che lo studio dello strumento possa perdere la centralità che ha
nell’ordinamento del 1930.
Condividi questa proccupazione? Se sì, pensi che questo rischio possa essere
ridotto dalle singole istituzioni nella fase di definizione del proprio
curricolo locale?
Non condivido assolutamente
questa preoccupazione.
La musica da camera assume
nel curricolo un ruolo che non vi aveva nell’ordinamento del 1930. Sia come
quantità, sia per la regolare verifica con esami.
Come giudichi questa innovazione dal punto di vista del docente di strumento (se
questo è il tuo caso) e da quello del docente d’insieme (se questo è il tuo
caso)? Potranno generarsi delle “contese territoriali”?
Giudico questa innovazione ottima sempre dal punto di vista primario della
formazione globale del nuovo strumentista; Potranno sicuramente scatenarsi delle
contese territoriali: ad esempio tra l’area di strumento principale e quella di
Musica assieme fiati per quanto riguarda l’attribuzione dei crediti per
annualità. Per esempio 18 crediti per annualità di strumento contro gli 8 di
assieme fiati: guerra in arrivo nel Dipartimento dei Legni!
Pensi che le convenzioni fra Conservatori e Licei
per dar vita ai nuovi Licei musicali possano comportare un rischio di
“secondarizzazione” dei Conservatori, o portare a modificare in qualche modo lo
stato giuridico dei docenti?
No, non credo al rischio di secondarizzazione e alla modifica dello stato
giuridico dei docenti, non ho questa sensazione apocalittica che condividono
molti nostri colleghi.
(marzo 2010) |