I quaderni della riforma/Strumentisti
Le risposte di
LAURA MANZINI
Laura Manzini si diploma con lode
e menzione d’onore al Conservatorio di Roma con S.Cafaro. Si perfeziona con
Canino, Lonquich, Sandor, Brengola ed il Trio di Trieste. Premiata in numerosi
concorsi, ha un’intensa attività concertistica in Europa, Asia e America. Il
grande interesse per la musica da camera la porta a collaborare con numerosi
importanti interpreti, su tutti S. Accardo col quale dal 1989 ha effettuato
tournées in tutto il mondo ed inciso numerosi CD. Dal '94 insegna Musica da
Camera presso il Conservatorio di Latina, avendo ottenuto il primo posto al
concorso nazionale a cattedre.
Molti fra i fautori della riforma consideravano
necessaria una migliore formazione musicale dello strumentista al di là dello
studio dello strumento, più di quanto fosse previsto dall’ordinamento del 1930.
I nuovi percorsi comprendono dunque armonia, analisi, storia, e la presenza di
Teoria della musica e di Esercitazioni corali anche nel periodo superiore. Qual
è la tua opinione in proposito?
Sono fondamentalmente d’accordo, anche se si corre il rischio che la
moltiplicazione delle materie da frequentare obbligatoriamente non lasci il
tempo allo studente di interiorizzare le competenze da acquisire, spostando il
baricentro del percorso verso un sapere troppo “teorico”.
Il nuovo assetto didattico prevede che la
competenza dell’insegnamento dello strumento si articoli su più discipline. Per
esempio: Prassi esecutive e repertori (che è il vero e proprio insegnamento
dello strumento), Metodologia dell’insegnamento strumentale, Trattati e metodi,
Letteratura dello strumento, Fondamenti di storia e tecnologia dello strumento,
Tecniche di lettura estemporanea, Improvvisazione allo strumento.
Tutte queste discipline – o meglio quelle che ogni istituzione sceglierà – sono
di competenza dei docenti dello strumento “principale”. Tuttavia è prevedibile
che lo studente le studi sotto la guida di diversi docenti dello stesso
strumento.
Come vedi questa articolazione su più discipline della competenza strumentale?
E come vedi l’ipotesi che i tuoi studenti studino altri aspetti dello strumento
con altri colleghi docenti dello stesso strumento?
Questa mi sembra una conquista importante: svincolare il percorso legato allo
strumento “suonato” su più docenti consente di stemperare quella smania di
“possesso” che molti colleghi riversano sui propri studenti, limitandone
l’effettiva capacità di ampliare i propri orizzonti.
Uno dei motivi di diffidenza da parte di non pochi
docenti di strumento verso il curricolo dell’alta formazione è il timore che lo
studio dello strumento possa perdere la centralità che ha nell’ordinamento del
1930.
Condividi questa proccupazione? Se sì, pensi che questo rischio possa essere
ridotto dalle singole istituzioni nella fase di definizione del proprio
curricolo locale?
Ho
già esposto sopra come il rischio della moltiplicazione delle materie possa
togliere il tempo all’interiorizzazione del sapere sul piano dell’esecuzione
musicale a favore del sapere teorico. Penso che la singola istituzione non possa
fare molto a riguardo. Temo comunque che la diffidenza di molti docenti nasca
piuttosto dalla perdita di centralità dell’insegnante di strumento, piuttosto
che dello studio strumentale in sé.
La musica da camera assume
nel curricolo un ruolo che non vi aveva nell’ordinamento del 1930. Sia come
quantità, sia per la regolare verifica con esami.
Come giudichi questa innovazione dal punto di vista del docente di strumento (se
questo è il tuo caso) e da quello del docente d’insieme (se questo è il tuo
caso)? Potranno generarsi delle “contese territoriali”?
Giudico questa innovazione in modo assolutamente positivo. Riflettiamo sul fatto
che questa importantissima ed estremamente formativa materia è nel vecchio
ordinamento tutt’ora regolamentata dal Regio Decreto del 1918 che lascia al
direttore, sentito il collegio dei docenti, la possibilità di stabilire i
criteri di frequenza, generando così quella giungla che è l’attuale corso di
musica da camera del corso ordinamentale. Non vedo come possano crearsi delle
contese tra colleghi, si tratta di due materie diverse. E poi quale sarebbe il
“territorio” conteso… gli allievi?
Pensi che le convenzioni fra Conservatori e Licei
per dar vita ai nuovi Licei musicali possano comportare un rischio di
“secondarizzazione” dei Conservatori, o portare a modificare in qualche modo lo
stato giuridico dei docenti?
Non saprei. Il rischio mi pare concreto.
(marzo 2010) |