I quaderni della riforma/Strumentisti
Le risposte di
MAURO LOGUERCIO
Mauro
Loguercio si è formato alla scuola di Michelangelo Abbado e di Bruno Bettinelli,
proseguendo poi gli studi con Salvatore Accardo, Corrado Romano e Stefan
Georgiu.
Ha suonato come solista nelle più importanti sale europee, quali la Queen
Elizabeth Hall di Londra, la Filarmonica di Berlino, la Tonhalle di Zurigo e
l'Accademia dí S. Cecilia di Roma, è stato ospite dei festival di musica da
camera di Marlboro, Dresda, St. Morìtz, Settimane Musicali Internazionali di
Napoli, Campos do Jordao e Recife in Brasile. Dall'87 al 90 ha suonato in trio
con Nikita Magaloff e Antonio Meneses, e ha fatto inoltre musica da camera con
Maria Joao Pires, Tamas Vasary, Bruno Canino, Philipp Fowke, Rocco Filippini,
Franco Petracchi e Astor Piazzola. Ha inciso per la casa svedese BIS I'integrale
dei quartetti di Luigi Cherubini (BIS 1003-1004-1005), Puccini e Verdi (BIS
1006), e l'op.70 n.1 di Beethoven (Trio degli “Spettri”) e l'op.101 di Brahms
per Bottega Discantica.
E’
docente di violino al Conservatorio di Milano e alla Guildhall School a Londra.
Molti fra i fautori della riforma consideravano
necessaria una migliore formazione musicale dello strumentista al di là dello
studio dello strumento, più di quanto fosse previsto dall’ordinamento del 1930.
I nuovi percorsi comprendono dunque armonia, analisi, storia, e la presenza di
Teoria della musica e di Esercitazioni corali anche nel periodo superiore. Qual
è la tua opinione in proposito?
Penso che per uno strumentista sia fondamentale lo studio della composizione e
della musica da camera. Trovo che coro e orchestra si debbano fare ma in dosi
ridotte rispetto a quelle che si fanno in Conservatorio.
Il nuovo assetto didattico prevede che la
competenza dell’insegnamento dello strumento si articoli su più discipline. Per
esempio: Prassi esecutive e repertori (che è il vero e proprio insegnamento
dello strumento), Metodologia dell’insegnamento strumentale, Trattati e metodi,
Letteratura dello strumento, Fondamenti di storia e tecnologia dello strumento,
Tecniche di lettura estemporanea, Improvvisazione allo strumento.
Tutte queste discipline – o meglio quelle che ogni istituzione sceglierà – sono
di competenza dei docenti dello strumento “principale”. Tuttavia è prevedibile
che lo studente le studi sotto la guida di diversi docenti dello stesso
strumento.
Come vedi questa articolazione su più discipline della competenza strumentale?
E come vedi l’ipotesi che i tuoi studenti studino altri aspetti dello strumento
con altri colleghi docenti dello stesso strumento?
Sono favorevole al fatto che un allievo sia seguito da più insegnanti di
violino. Per estensione si può offrire anche la possibilità di un corso di
prassi strumentale, di didattica e di lettura estemporanea. Tutto il resto mi
sembra superfluo.
Uno dei motivi di diffidenza di una parte di non
pochi docenti di strumento verso il curricolo dell’alta formazione è il timore
che lo studio dello strumento possa perdere la centralità che ha
nell’ordinamento del 1930.
Condividi questa proccupazione? Se sì, pensi che questo rischio possa essere
ridotto dalle singole istituzioni nella fase di definizione del proprio
curricolo locale?
No.
La musica da camera assume
nel curricolo un ruolo che non vi aveva nell’ordinamento del 1930. Sia come
quantità, sia per la regolare verifica con esami.
Come giudichi questa innovazione dal punto di vista del docente di strumento (se
questo è il tuo caso) e da quello del docente d’insieme (se questo è il tuo
caso)? Potranno generarsi delle “contese territoriali”?
Ho
già risposto.
Pensi che le convenzioni fra Conservatori e Licei
per dar vita ai nuovi Licei musicali possano comportare un rischio di
“secondarizzazione” dei Conservatori, o portare a modificare in qualche modo lo
stato giuridico dei docenti?
No.
(febbraio 2010) |