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sei in: DIDATTICA>QUADERNI DELLA RIFORMA/STRUMENTISTI/COLLINO

I quaderni della riforma/Strumentisti


Le risposte di
DIEGO COLLINO
 

Diego Collino, flautista e direttore d'orchestra, ha collaborato con importanti ensemble, orchestre e solisti prestigiosi: Severino Gazzelloni, Roberto Fabbriciani, Cecilia Chailly, Alirio Diaz, Giuliano Carmignola, Sergio Perticaroli, Solisti della RAI di Roma, Orchester Pro-Musica, Bad Camberg Kammerorchester, Les Solistes de Versailles, etc. Ha suonato come primo flauto con il Teatro Massimo di Palermo, con il Teatro alla Scala e con i Pomeriggi Musicali di Milano. Ha registrato per la RAI e la Radio Svizzera e inciso per le case discografiche Rusty Records e Tirreno. Dal 1985 è stato docente di flauto, musica d'insieme per fiati ed esercitazioni orchestrali nei Conservatori di Vibo Valentia, Fermo, Como, Messina, Trieste, Venezia e Milano. Nel 1992 ha vinto l'ultimo Concorso Ministeriale Nazionale per esami per cattedre nei Conservatori. Invitato come membro di giuria in concorsi nazionali ed internazionali, tiene master classes in Italia, Europa e USA.

 
Molti fra i fautori della riforma consideravano necessaria una migliore formazione musicale dello strumentista al di là dello studio dello strumento, più di quanto fosse previsto dall’ordinamento del 1930. I nuovi percorsi comprendono dunque armonia, analisi, storia, e la presenza di Teoria della musica e di Esercitazioni corali anche nel periodo superiore.
Qual è la tua opinione in proposito?

Penso che al Triennio di I livello si debba accedere avendo già conseguito le varie “licenze” (Storia della musica, Armonia, etc.), altrimenti devono essere recuperate come debito.
Nel nuovo percorso i necessari approfondimenti per armonia, storia e analisi, con particolare attenzione al repertorio specifico del flauto e dei legni, sono materie imprescindibili nella formazione di uno strumentista a fiato. Ritengo però che Teoria ed Esercitazioni corali non debbano trovare spazio nel periodo superiore, visto l'enorme carico di ore di studio e di lezioni che lo studente deve sostenere con il nuovo ordinamento.

Non dimentichiamoci che nel dare una laurea di I livello in Flauto (o in Oboe, Clarinetto, etc.) il nostro obiettivo deve rimanere, nel solco della nostra grande tradizione italiana, una preparazione strumentale di altissimo livello, al pari dei nostri conpetitors europei, insieme a una solida preparazione storica e culturale.
Ma senza parecchie ore di studio giornaliero sullo strumento questo non si potrà mai ottenere.
Il nostro compito deve rimanere quello di formare prima degli strumentisti e poi eventualmente dei didatti; non dobbiamo preparare “teorici” o “operatori musicali”, in una illusoria attenzione a un “mercato” della musica ormai sempre più sottile e con pochissimi sbocchi per i nuovi diplomati. 

Il nuovo assetto didattico prevede che la competenza dell’insegnamento dello strumento si articoli su più discipline. Per esempio: Prassi esecutive e repertori (che è il vero e proprio insegnamento dello strumento), Metodologia dell’insegnamento strumentale, Trattati e metodi, Letteratura dello strumento, Fondamenti di storia e tecnologia dello strumento, Tecniche di lettura estemporanea, Improvvisazione allo strumento.
Tutte queste discipline – o meglio quelle che ogni istituzione sceglierà – sono di competenza dei docenti dello strumento “principale”. Tuttavia è prevedibile che lo studente le studi sotto la guida di diversi docenti dello stesso strumento.
Come vedi questa articolazione su più discipline della competenza strumentale?
E come vedi l’ipotesi che i tuoi studenti studino altri aspetti dello strumento con altri colleghi docenti dello stesso strumento?

La guida prevalente del Maestro di riferimento, nel bene e nel male, fa parte della nostra tradizione e del bagaglio culturale di tutti i conservatori italiani e dei migliori conservatori europei. Ritengo che il proficuo confronto con altri docenti dovrebbe partire da una solida preparazione che deve essere data dal Maestro con cui ci si forma inizialmente. Posto questo, il necessario confronto con altri docenti dello stesso strumento, o con i docenti di musica da camera o d'insieme non solo è utile, ma assolutamente necessario. La crescita ed il successo dei nostri allievi deve andare oltre le nostre competenze (quando l'allievo supera il maestro?), quindi sono ben contento che i miei studenti entrino in contatto con altri colleghi. Non solo, appena ritengo siano in grado, sono io stesso che li consiglio di perfezionarsi con i migliori strumentisti che ci sono sulla piazza. Cerco di prepararli a pensare con la loro testa, in modo che possano fare le loro scelte e le loro personali valutazioni.

Uno dei motivi di diffidenza di una parte di non pochi docenti di strumento verso il curricolo dell’alta formazione è il timore che lo studio dello strumento possa perdere la centralità che ha nell’ordinamento del 1930.
Condividi questa preoccupazione? Se sì, pensi che questo rischio possa essere ridotto dalle singole istituzioni nella fase di definizione del proprio curricolo locale?

Così come si sta delineando, questa riforma già adesso non tiene più conto della necessaria centralità dello studio dello strumento, a cui si dovrebbe dare molta più attenzione. Ma è il punto di vista di chi ha passato e passa la vita sullo strumento, di uno strumentista.
Noto con rammarico che, se non da burocrati, nel migliore dei casi gli indirizzi di questa riforma sono stati dati da chi vive e affronta la musica da un punto di vista teorico, storici e  compositori (che tra l'altro sono una netta minoranza rispetto agli strumentisti, considerando il numero degli studenti attualmente iscritti nei conservatori italiani). Questo non fa bene alla musica che, non dimentichiamocelo, rimane solo un segno sulla carta se non c'è qualcuno che materialmente la renda fruibile e la interpreti nel rispetto delle intenzioni dell'autore. 

La musica da camera assume nel curricolo un ruolo che non vi aveva nell’ordinamento del 1930. Sia come quantità, sia per la regolare verifica con esami.
Come giudichi questa innovazione dal punto di vista del docente di strumento (se questo è il tuo caso) e da quello del docente d’insieme (se questo è il tuo caso)? Potranno generarsi delle “contese territoriali”?

Assolutamente no.

Pensi che le convenzioni fra Conservatori e Licei per dar vita ai nuovi Licei musicali possano comportare un rischio di “secondarizzazione” dei Conservatori, o portare a modificare in qualche modo lo stato giuridico dei docenti?

Penso di si. I docenti di ruolo “ad esaurimento” (ormai nervoso..) rischiano di andare in soprannumero per mancanza di iscritti grazie a questa riforma sbagliata dei Conservatori e, adesso, dei Licei. Si dovrebbe mantenere il vecchio ordinamento finché si può, consultando, magari con un referendum, tutto il corpo docente dei Conservatori.

Prima di fare le riforme (da noi a costo zero, come al solito) si dovrebbe guardare ai percorsi degli studi musicali già presenti nei migliori paesi europei, che sono integrati e progressivi, dalle scuole dell'infanzia fino all'università, e prenderne esempio per migliorare la qualità dello studio della musica in Italia. Peccato che il sistema dei conservatori italiani ante riforma era considerato come modello da imitare, proprio per la sua peculiarità del percorso decennale (o settennale) del docente di strumento unico, da molte illuminate istituzioni musicali europee.

Ma questo è un discorso troppo lungo per essere approfondito qui.

(marzo 2010)

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