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sei in: DIDATTICA>I CORSI PRE-ACCADEMICI>6 DOMANDE A ALESSANDRO DE CURTIS

I corsi pre-accademici


6 domande ad Alessandro de Curtis
 

Nella prospettiva che i Conservatori continuino per un lungo periodo a offrire la formazione musicale fin dall’inizio degli studi, quali aspetti dell’ordinamento del 1930 (fin dall’inizio degli studi musicali) ti sembrano richiedere innovazioni, e quali viceversa ritieni siano da preservare?

L’idea stessa di essere ancora legati a un ordinamento che ha quasi un secolo di vita denota una mentalità distorta, antiquata e per nulla sensibile ai cambiamenti di una società in continua evoluzione. Non trovo però che tutto sia da modificare: l’idea di un insegnamento principale, affiancato da una serie di materie che aiutino nella crescita della formazione musicale, è corretta. Lo sforzo da fare, facile a dirsi, sarebbe quello di creare maggior collaborazione tra tutti i docenti che si occupano della formazione musicale di uno studente.


e, in particolare, per quanto riguarda la formazione musicale complessiva?

Limitandomi all’aspetto didattico, è necessario che alcune materie complementari siano completamente rinnovate e ridistribuite negli anni di studio. Il vecchio corso di Teoria e solfeggio necessita di ampliamenti (già presenti in alcuni istituti): maggiore attenzione alla formazione dell’orecchio e alla cura di uno sviluppo delle capacità ritmiche dello studente. E’ impensabile che le conoscenze di base di Armonia e di Storia della musica siano fornite solamente dopo il compimento inferiore. Nei primi anni l’esperienza corale dovrebbe essere affiancata da brevi esperienze di musica strumentale d’insieme. Dovrebbe essere anche richiesta e, nel caso, garantita una conoscenza informatica di base. Infine sarebbe necessario un confronto tra docenti mirato a verificare il rendimento dello studente.


e, in particolare, per quanto riguarda l’insegnamento strumentale?

Per quanto riguarda l’insegnamento strumentale, il problema principale dell’ordinamento del 1930 è dato dai programmi di studio obsoleti e dalla pessima formulazione dei programmi d’esame (troppi studi, troppo repertorio clavicembalistico, poco repertorio e poco interesse verso il novecento). In parte gli istituti che hanno adottato in passato i programmi sperimentali hanno migliorato le possibilità di studio degli studenti. Bisognerebbe comunque non far coincidere il programma di studio con quello d’esame: se lo studente si limita al programma d’esame è vincolato negli anni a una formazione non adeguata.


Come valuti la possibilità che la formazione ante-triennio venga progettata in autonomia dalle singole istituzioni, senza un modello centrale?

Penso che le istituzioni debbano procedere secondo una propria autonomia, passando però attraverso un’approvazione ministeriale.


Quale procedura interna alle singole istituzioni giudichi appropriata per pervenire a un buon risultato?

Forse, attraverso un dialogo all’interno di ogni singola istituzione, i coordinatori dei corsi potrebbero essere le persone più adatte a collegare le esigenze comuni a tutte le discipline e a riportare le necessità dei singoli docenti di ogni corso.


Ritieni opportuno tener conto dell’impianto didattico e disciplinare del nuovo liceo musicale? E perché?

Al momento non riesco ad avere un’idea precisa riguardo al percorso dei licei musicali: troppa confusione, penso sia necessario capire nei prossimi anni l’evoluzione di questa nuova realtà.


Alessandro de Curtis, pianista e docente milanese, sin dall'inizio della sua attività concertistica si è dedicato al repertorio solistico, suonando anche con numerose orchestre, formazioni cameristiche ed ensembles strumentali italiani per importanti teatri e società concertistiche italiane ed estere. Da qualche anno si propone nella duplice veste di pianista e relatore in recital pianistici monografici. È titolare di cattedra - Pianoforte e Storia e analisi del repertorio - presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Como. Insegna Storia e analisi del repertorio presso l’Istituto Pareggiato “Gaetano Donizetti” di Bergamo. Dall’anno accademico 2008/2009 è rappresentante dei docenti nel Consiglio di amministrazione del Conservatorio di Como.

(dicembre 2010)

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