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L'alta formazione musicale in Italia

DALL'ITALIA


TRASFORMARE I CONSERVATORI IN LICEI MUSICALI?
La "strana" proposta dell'Associazione Italiana Musicisti Amatori
 

 

Gli amatori, si sa, sono il lievito di una società musicale. Sono il nocciolo duro del pubblico, quello competente, che sa leggere, sa suonare, sa valutare. Quello che incoraggia i figli e i nipoti a studiare musica, a suonare, ad andare all’opera e ai concerti. Pochi amatori, poco pubblico: poco pubblico, poche orchestre, e pochi concerti. Il cerchio fra amatori e professionisti si chiude in fretta. E così è, in particolare, nel nostro Paese.

Dove però abbiamo una grande abbondanza di istituzioni formative musicali di livello terziario, ovvero corrispondente all’Università: più che in ogni altro Paese europeo. E questo perché prima, nella seconda metà del ‘900, sono stati moltiplicati i Conservatori – per dare una risposta (sbagliata) alla crescente domanda di educazione musicale che veniva da una società che si andava arricchendo anche culturalmente. Poi, con la riforma del 1999, “todos caballeros”: per non far torto a nessuno, sono stati tutti elevati ad “alta formazione”.

Tutte queste istituzioni – con quelle private, oggi equiparate, si viaggia verso la novantina – si autodefiniscono professionalizzanti, anche se per verità l’autodefinizione non è sorretta da nessun dato: manca infatti ogni metodo di verifica degli esiti professionali dei diplomati, sia da parte degli istituti, sia da parte del Miur.

La logica dei loro curricula studiorum è comunque quella di formare dei professionisti della musica. Conservatori e assimilati sono equiparati all’Università e quindi la doppia frequenza è complicata e frenata da vincoli normativi. Di musicisti amatori, cioè di dilettanti, non si occupano – salvo alcune lodevoli eccezioni (segnatamente: Padova, Verona, Ravenna).
E, si direbbe, non ritengono di doversi occupare.

In risposta all’ormai evidente incertezza degli esiti professionali che possono prospettare agli studenti, e al conseguente calo della domanda d’iscrizione, anziché modificare in profondità i profili formativi in direzione di altre e nuove professioni, e anziché sviluppare il rapporto con le scuole musicali del territorio che rappresentano il bacino di formazione della domanda, molti Conservatori hanno reagito inseguendo la domanda “di massa”, cioè spostando risolutamente risorse e didattica verso il Jazz e il Pop/Rock.


*****


Ecco che ora, in questo panorama non proprio confortante, si inseriscono proprio loro, gli amatori, con una proposta dell’Associazione Italiana Musicisti Amatori che ne è l’espressione più rappresentativa, e assai attiva.

Anzi le proposte sono 4, e abbracciano tutti gli aspetti della musica nella società italiana. Qui in fondo trovate il link alla loro pagina che le illustra. Ma per quanto riguarda i Conservatori la loro proposta riprende in un certo senso quella formulata da Giacomo Orefice circa 100 anni fa. Visto che sono tanti, e che è utopistico e ingannevole pensare che i loro oltre 20mila studenti diventeranno tutti musicisti, trasformiamo tutte le istituzioni in Licei musicali. I quali già sono previsti dall’ordinamento, e sono troppo pochi.

La proposta certo non può piacere ai docenti di Conservatorio (d'altronde non si vede perché gli amatori dovrebbero preoccuparsene, visto che il disinteresse è reciproco). Tuttavia nel suo paradosso ha un senso, o meglio molti sensi. I Conservatori attuali sarebbero dei Licei finalmente ben attrezzati di strumenti musicali, di docenti, di aule ad hoc, di biblioteche specializzate. Coprirebbero bene l’intero territorio nazionale. Potrebbero dare una spinta decisiva alla formazione di un pubblico ampio, musicalmente preparato, e quindi all’utenza delle istituzioni musicali produttive, in crisi di pubblico. Al contempo permetterebbero ai propri studenti di accedere, dopo, a qualunque facoltà universitaria e quindi di fare, nella vita lavorativa, altre professioni.

A questi Conservatori trasformati in Licei andrebbero poi affiancate 4 o 5 Accademie di alta formazione, “con docenti di chiara fama, numero chiuso volto a fare una selezione dei migliori talenti, curriculum professionalizzanti e legame diretto con il mercato del lavoro”.

E’ fin troppo facile dire che si tratta di una proposta provocatoria. Ci sono montagne di diritti acquisiti che si opporrebbero – anche se, per verità, va ricordato che lo status giuridico ed economico del professori di Conservatorio è rimasto molto vicino a quello della secondaria superiore e molto lontano da quello dei professori universitari. Comunque in base al senso comune e all’esperienza di come vanno le cose in Italia, sembra una proposta irrealizzabile.

Però, attenzione. I musicisti amatori, proprio perché tali, fanno altre professioni. Fra loro ci sono professionisti autorevoli, esperti in comunicazione, pubblicitari, persone ben inserite nella società civile e capaci di fare lobbying in quella politica. Più capaci, magari, della dirigenza dei Conservatori, che spesso lamenta di non riuscire a farsi sentire neppure dal Ministero.

Dunque, chissà…



4 proposte per una riforma radicale del settore musicale
(https://aimamusic.it/riforma-radicale-del-sistema-musicale-italiano)


Dicembre 2019                                                                               pagina Facebook

 


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